Il segno distintivo
Il segno distintivo è fondamentale ed evolverlo con il duro lavoro è il segreto del successo. Poi devi aggiungere l’inaspettato, è lì che arriva la creazione!
Sono parole di Massimo Bottura riprese dall’articolo L’uomo del Futuro, pubblicato su Outpump n°4 di Settembre.
Quanto conta l’originalità di un capo o di un accessorio?
Il segno distintivo è fondamentale ed evolverlo con il duro lavoro è il segreto del successo.
Poi devi aggiungere l’inaspettato, è lì che arriva la creazione!
Sono parole di Massimo Bottura riprese dall’articolo L’uomo del Futuro, pubblicato su Outpump n°4 di Settembre.
Quanto conta l’originalità di un capo o di un accessorio?
Si è appena conclusa l’ultima Faschion Week milanese che nei commenti e nelle discussioni, sembra un pò temere il momento fluido delle preferenze e dei gusti e forse teme anche un po’ la perdita di rilevanza dei brand i quali ricorrono sempre più a testimonial più o meno famosi, ospiti illustri e influencer.
Nel mirino della critica, positiva o negativa che sia, finisce sempre il Direttore Creativo che in questo momento storico, si trova a svolgere un lavoro determinante quindi ad occupare un ruolo di grande responsabilità.
E come succede spesso, sentire troppo il fiato sul collo dei giudizi e dei risultati economici può portare a condizionamenti e pressioni che per un Direttore Creativo sono molto pericolose proprio perchè possono minare la sua vena creativa.
Difficile se non impossibile, trovare qualcosa di inesplorato o inedito: tutto è stato già inventato, sperimentato, rivisitato eppure, intuire i linguaggi, reinterpretare i contesti e le relazioni , in altre parole, trovare la giusta alchimia, porta una collezione e un brand a raggiungere gli obiettivi prefissati senza tradire i propri segni distintivi, appunto.
E’ stato sorprendente, ed in qualche modo gratificante per me, osservare come per esempio Adrian Appiolaza, Direttore Creativo di Moschino, al suo debutto in faschion week, rende omaggio alla maison ed al suo fondatore Franco Moschino.
Al centro di questa collezione c'è una riflessione sull'anima del brand: allegria, irriverenza, originalità e gioia!
Adrian Appiolaza mette in risalto la libertà giovanile che trova espressione attraverso disegni originariamente creati da Franco Moschino quando era bambino che riproduce come graffiti su abiti in cotone.
E’ bello perchè, Appiolaza fa vibrare le stesse corde che mi hanno ispirato nella presentazione della mia idea di collezione per il contest GCDS by me.
Lo stesso modo attraverso il quale esprimere libertà e soprattutto gioia!
La stessa gioia di fare o di aspirare a fare questo lavoro, sempre alla ricerca dell’ingrediente inaspettato che fa nascere la creazione!
Futura
Perchè Futura è ispirata ad un Paradiso che esiste, ad un equilibrio da preservare tra uomo e natura tra modernità e tradizione, gentilezza e coraggio cosciente.
Le Isole Tremiti, incredibile patrimonio di biodiversità, blu differenti, natura selvaggia a volte endemica che ha ispirato Lucio Dalla.
Le Tremiti ed il Molise non hanno la necessità di stupire ma hanno la capacità di conquistare.
Per sempre.
Così Futura, di Lucio Dalla, con le sue splendide parole, scritte di fronte al muro di Berlino all’epoca ancora in piedi, rappresentano la visione positiva con cui guardo il mondo, il mio manifesto.
C h i s s à c o m e s a r à d o m a n i
s u q u a l i s t r a d e c a m m i n e r à
c o s a a v r à n e l l e s u e m a n i
s i m u o v e r à e p o t r à v o l a r e
n u o t e r à s u u n a s t e l l a
e s e è u n a f e m m i n a
s i c h i a m e r à F u t u r a!
Mentre Milano é in fermento per l’inizio della fashion week e in ogni angolo si respira un’aria speciale, proprio ieri si é tenuto il fashion show di Istituto Marangoni che ha visto sfilare le collezioni dei 10 studenti più meritevoli del terzo anno.
Ho sempre seguito le loro sfilate in streaming ma quest’anno la cosa mi coinvolgeva più da vicino visto che ho incrociato spesso i loro sguardi tra lezioni varie, in attesa dell’ascensore, tra i corridoi.
So quanta passione, lavoro, studio e dedizione si nascondono dietro una collezione che poi diventa un fashion show .
Per questo ieri ero davvero emozionata per loro, immaginando di provare prima o poi le stesse emozioni.
Valentina, Christian, Marco, Gabriele, Nadia, Cesare, Yige, Kaixuan, Jack, Renato siete stati davvero grandiosi!
Non vedo l’ora di poter chiacchierare con voi nei prossimi giorni e farmi raccontare tutti i dettagli di questo anno speciale e impegnativo che ha però dato i suoi frutti.
Mi appresto ad iniziare il secondo anno in Marangoni con un bilancio molto positivo che si è concluso con la consegna di Futura, la collezione che ha chiuso il mio primo anno accademico.
Futura mi ha riempito di energia, entusiasmo e gioia!
Lucio Dalla, il Molise, il mare, le isole Tremiti, lo studio dei tessuti sostenibili, la macchia mediterranea, l’artigianalità: queste le keyword che hanno alimentato il mio lavoro.
Perchè Futura è ispirata ad un Paradiso che esiste, ad un equilibrio da preservare tra uomo e natura tra modernità e tradizione, gentilezza e coraggio cosciente.
Le Isole Tremiti, incredibile patrimonio di biodiversità, blu differenti, natura selvaggia a volte endemica che ha ispirato Lucio Dalla.
Le Isole Tremiti, di fronte al Molise, terra che in qualunque angolo ti fa sentire accolto, avvolto da una sensazione di familiarità in cui ci si sente coccolati.
Questa morbidezza è riflessa nell’uso di tessuti morbidi dalle linee essenziali ma non stereotipate.
Le Tremiti ed il Molise non hanno la necessità di stupire ma hanno la capacità di conquistare. Per sempre!
Così Futura, di Lucio Dalla, con le sue splendide parole, scritte di fronte al muro di Berlino all’epoca ancora in piedi, rappresentano la visione positiva con cui guardo il mondo, il mio manifesto.
C h i s s à c o m e s a r à d o m a n i
s u q u a l i s t r a d e c a m m i n e r à
c o s a a v r à n e l l e s u e m a n i
s i m u o v e r à e p o t r à v o l a r e
n u o t e r à s u u n a s t e l l a
e s e è u n a f e m m i n a
s i c h i a m e r à F u t u r a!
Adesso più carica che mai non vedo l’ora di tornare a creare e a fare tutto quello che mi riempie le giornate e il cuore di gioia nella “città della moda” di cui mi innamoro giorno dopo giorno.
Capriccio Veneziano
Francesco Guardi mostra la fragilità di Venezia attraverso la rappresentazione di una città nascosta, una Venezia minore di una bellezza disarmante ma disarmata di fronte alla forza degli elementi.
Ed allora ho pensato ai miei Capricci Veneziani, titolo della piccola collezione che ho presentato a conclusione del corso che chissà.. magari potrò realizzare in futuro.
Nelle scorse settimane ho concluso il mio corso di History of Applied Arts in Marangoni.
Studiare Storia dell’Arte in un percorso di studi di Fashion Design è stato - e sarà - un importante think tank di ispirazioni e sensibilità, un contenitore che si arricchirà giorno per giorno.
Il corso si è chiuso con un approfondimento su un opera o corrente artistica a scelta e una mini collezione ad essa ispirata.
Ho avuto tanti stimoli e l’imbarazzo della scelta ma ho ceduto all’attrazione della mia Venezia!
Sì perché Venezia è un po’ la mia città.
Ho approfondito il Vedutismo, la corrente artistica che ha prodotto la cosiddetta pittura di reportage, particolarmente florida nella Venezia del ‘700, con le opere del Canaletto come riferimento più importante.
La splendida città lagunare era una meta imperdibile per i figli dell’aristocrazia mitteleuropea sulla scia del Gran Tour, quel fenomeno divenuto una vera e propria moda, che segnò la nascita del turismo così come oggi lo intendiamo.
L’opera Gondole sulla Laguna, di Francesco Guardi, esposta al museo Poldi-Pezzoli di Milano, mi ha fatto tornare alla mente la giornata particolare trascorsa sul gozzo sorrentino di Pier tra le calli ed i canali della Venezia di oggi.
Quella giornata mi ha permesso di attualizzare i colori e le forme della Venezia del ‘700 riprodotta dai vedutisti e giocare con i Capricci, quegli elementi aggiunti frutto della fantasia e dell’estro degli artisti, che rappresentavano spesso dei loro auspici che avrebbero potuto ispirare architetti paesaggisti nello sviluppo urbanistico della città ma anche, come nel caso di Francesco Guardi, delle suggestioni che facevano virare la rappresentazione pittorica verso una dimensione vibrante, più umanistica forse.
Francesco Guardi mostra la fragilità di Venezia attraverso la rappresentazione di una città nascosta, una Venezia minore di una bellezza disarmante ma disarmata di fronte alla forza degli elementi.
Ed allora ho pensato ai miei Capricci Veneziani, titolo della piccola collezione, in bozza (bozzissima!!!! a dir la verità), che ho presentato a conclusione del corso che chissà, magari potrò approfondire in futuro.
I pantaloni alla zuava, i cappelli dei gondolieri, i tessuti rigati rivisitati sono proposti con l’obiettivo di instillare l’amore per questa città meravigliosa e contemporaneamente, la sua fragilità e quindi l’impegno nel preservarla.
Capricci Veneziani vuole rendere omaggio a questa città attraverso la ricercatezza delle linee e dei tessuti tipici della Serenissima e nello stesso tempo, come fa il Guardi, legare alla pittura e quindi al capo, il senso della fragilità e dello scorrere del tempo.
L’elemento ricorrente nella collezione, che vuole esprimere la suggestione della fragilità ma anche lo spirito positivo della protezione è la presenza delle piume che in questo caso, non sono l'emblema della vanità e dell'opulenza sfrenata ma piuttosto sono simbolo del messaggio ricevuto e inviato da una comunità, quella dei veneziani veri, “quelli con la pelle salata”, verso il resto del mondo.
La piuma rappresenta quell “Oeeee” al mondo, il grido che Pier urlava tra i canali ciechi e meno navigati, il grido dei gondolieri che preannunciano il loro arrivo ad un incrocio, questa volta però un incrocio che può segnare la vita o la morte di Venezia, assediata da un turismo e da una gestione dello stesso che è divenuta non più sostenibile.
Capriccio Veneziano è l’urlo della città che consegna una piuma sottolineando l’urgenza d’esser salvata dal degrado, dall’avidità e dall’usura inevitabile del tempo.
E quindi ecco le piume sul cappello da gondoliere e sulle scarpe delle dame o come accessorio tra i loro capelli.
I tessuti sono il taffetà per la realizzazione di ampi gonnelloni strizzati in vita con foulard in seta.
Foulard che ricorrono anche annodati al collo.
Il popeline e la tela di lino sono i tessuti sono usati invece per la camice, leggermente oversize sulle spalle e anch’esse annodate in vita.
Qui l’elemento piuma è inserito in un taschino.
Ho immaginato anche il Jersey per le polo e le t-shirt caratterizzate dal classico pattern rigato veneziano che ritroviamo anche nei dettagli delle calze che vengono mostrate fuori dagli stivali in gomma.
Anche per i pantaloni alla zuava, uso il lino come tessuto con il dettaglio dell’arricciatura sul ginocchio favorita da legacci in cuoio. Il gilet anch’esso in lino, completa l’outfit con la piuma presente sul classico cappello da gondoliere in paglia con la fascia colorata.
La palette colori si ispira ai colori della laguna quindi naturali, colori della madreperla utilizzati dal Guardi, alternati a tocchi più accesi che ricordano le case dei pescatori di Burano.